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Quello che vogliamo condividere con voi in questo articolo è una riflessione che sorge da una domanda, ovvero, perché consigliare l’omeopatia in farmacia? Ci sono motivi che riguardano il medicinale omeopatico in sé, come la sua sicurezza o la sua capacità di agire senza interagire con altri farmaci, ci sono motivi che riguardano il paziente, come la possibilità di utilizzarli in gravidanza o nei bambini anche molto piccoli e ci sono motivi che riguardano il farmacista e che sono molto lontani dal luogo comune del vantaggio economico. Ci riferiamo al valore professionale del consiglio che si può esercitare conoscendo i medicinali omeopatici. Ecco che il farmacista attraverso le poche domande dell’interrogatorio omeopatico è come un sarto che prende le misure alla persona che ha davanti a sé per creargli un personalizzato abito su misura. Poche domande, ma fatte secondo un metodo preciso, ci forniscono quelle risposte che la materia medica omeopatica descrive nel dettaglio. Non si tratta di numeri perché le persone non sono numeri, le persone sono persone con una complessità e varietà di sintomi che la medicina omeopatica non ha dimenticato. Perché non riscoprire la profondità della medicina proprio a partire dalla medicina omeopatica? Quest’ultima ci ricorda di osservare e non tralasciare sintomi che sembrano strani e non standardizzabili e soprattutto ci ricorda che la persona è un tutt’uno non una macchina da smontare e suddividere in pezzi da valutare singolarmente come se non facessero parte di un corpo solo e di un corpo che non è solo corpo ma anche mente ed emozione. Affiancare all’evoluzione medica dei nostri giorni il metodo omeopatico può sicuramente rappresentare un vantaggio nel trattamento di cura della persona se solo invece di dividere si provasse ad unire per il bene della persona come fine ultimo.